Da incompiuta a regina del basket italiano, la nuova era di Siena
Dai primi anni alla palestra Sant’Agata fino alle vittorie targate Monte dei Paschi, passando per gli anni d’oro al “Dodecaedro”: il racconto di come si è evoluta la Mens Sana, trasformandosi da semplice squadra di provincia a potenza della pallacanestro italiana.
Olimpia Milano, Pallacanestro Varese, Virtus Bologna e Mens Sana. Guardando l’albo d’oro del campionato italiano di pallacanestro, sono queste le squadre che balzano all’occhio per numero di titoli vinti.
Tuttavia, la società toscana ha ben poco a che fare con le altre; la storia della Mens Sana non è quella di chi col prestigio della grande squadra ci ha convissuto da sempre, ma piuttosto racconta un’ascesa improvvisa, quella di una cenerentola che non ne vuole ancora sapere di veder scoccare la sua mezzanotte. Dai primi anni 60 in poi, Siena infatti è stata una squadra come tante: qualche buon piazzamento, ma soprattutto un continuo saliscendi tra Serie A e divisioni minori, prima dell’avvento del nuovo millennio, che per la sezione cestistica della polisportiva senese ha fatto rima con la banca Monte dei Paschi.
Il primo grande passo dell’età moderna, avvenne nel 1964 con l’abbandono della storica palestra di Sant’Agata, troppo piccola per stare al passo col boom economico e demografico in corso. Fu così che la dirigenza varò il progetto “Dodecaedro”, un impianto di maggiori dimensioni che avrebbe consentito al club di potersi lanciare definitivamente nell’avventura del professionismo.
A questo punto il processo di crescita avviene molto più rapido del previsto, gli anni al “Dodecaedro” (in futuro ribattezzato Palasport Giannelli) sono entusiasmanti: la nuova casa dei biancoverdi viene ultimata nel 1971, in tempo per fare da scenario alla stagione 1972-73 quella della storica promozione in A1. Per la prima volta la Mens Sana avrebbe partecipato alla massima categoria, e si era conquistata questo diritto nel nuovo campo e con una squadra composta perlopiù da cestisti locali.
Un assoluto successo per una popolazione come quella senese, che, coem testimoniato dal palio, fa dell’orgoglio e dello spirito d’appartenenza i valori cardine della sua quotidianità.
La stagione seguente la squadra riesce addirittura ad arrivare alle finali Scudetto, così come nel 74-75. Ben presto anche il nuovo Palazzetto risulta inadeguato al salto di qualità che la Polisportiva aveva compiuto in pochi anni e si pensa quindi di costruire un nuovo impianto, l’attuale Palaestra/Pala Mens Sana. L’effetto del nuovo campo è però totalmente opposto a quello del Dodecaedro; Siena retrocede alla prima stagione, e nei primi anni 80 inizia un esilio che la terrà per più di un decennio lontana dalla massima serie, finendo persino nella terza categoria della pallacanestro italiana, la serie B. La luce in fondo al tunnel arriva ad inizio anni 90: i biancoverdi ottengono una doppia promozione, ed in due anni tornano in A1.
Finalmente Siena riesce a stabilizzarsi nella massima serie, dando vita a stagioni positive e divenendo una presenza pressochè fissa alle finali scudetto.
L’ottima stagione 99-2000 introduce una svolta clamorosa nella storia della Mens Sana: la squadra, in virtù della qualificazione alla Coppa dei Campioni, suscita l’interesse della banca Monte dei Paschi, con la quale stringe un fondamentale accordo di sponsorizzazione. La Mens Sana diventa la “Montepaschi Siena” agli occhi dei più e si lancia in un nuovo millennio, una nuova era in cui conoscerà solo trionfi: una coppa Saporta, cinque coppe Italia ed otto titoli nazionali, sette dei quali nelle ultime altrettante stagioni. La mezzanotte per Siena, non è ancora scoccata.
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