Pillole di British Football: Paul Ince, l’uomo della svolta
Storie, aneddoti, curiosità del calcio oltremanica. Il ruolo chiave di Paul Ince
Tre leoni e dieci rose sullo stemma, una miscela di culture e razze in campo. La nazionale di calcio inglese, di conseguenza alla vita del paese, è da anni l’emblema dell’integrazione, di quel rifiuto al razzismo e al colore della pelle come motivo di emarginazione sociale.
Ma non sempre è stato così.
Anni 20, il football non è ancora invaso dallo strapotere televisivo. I calciatori si conoscono, ma non così tanto. Le convocazioni in nazionale si fanno quasi più per sentito dire che per conoscenza diretta.
Un giovane attaccante appena trasferitosi al Plymouth Argyle, un piccolo club della contea di Devon nel sud-est Inghilterra, si mette in luce per la facilità di andare a segno. Si chiama Jack Leslie, questo in federazione lo sanno bene, ed ha origini giamaicane, notizia di cui lo staff nazionale ne sa molto meno.
Il manager dei pilgrims annuncia la novità al diretto interessato, letteralmente entusiasta di poter rappresentare il proprio paese. Un sogno.
Il problema di Leslie però è che il sogno non ha troppe differenze rispetto all’illusione, il confine è labile, a volte nullo. Come in questo caso.
“Non sapevamo fosse di colore”. Passano pochi giorni, al suo posto viene chiamato Billy Walker del Villa, meno forte ma più bianco.
Si pensa che i neri non vadano bene in quel contesto, in realtà è il contesto sociale ad essere ancora troppo indietro. Non è ancora tempo per il primo “man of colour” (come scrive la federazione), e non lo sarà fino al 29 Novembre 1978.
E’ una data storica, Viv Anderson diventa il primo calciatore di colore ad indossare la maglia dei tre leoni, aprendo definitivamente la strada.
Lo step successivo viene eseguito da Paul Ince, vecchia conoscenza del campionato italiano. Il 9 Giugno 1993, complici le assenze di Pearce e Platt, il mediano indossa la fascia al braccio, diventando il primo capitano di colore nella storia calcistica dei sudditi di sua maestà. In totale 53 presenze di cui 7 da leader, una prima volta storica, un avvenimento che ha rotto definitivamente il tabù razzista permettendo anche a Sol Campbell e Rio Ferdinand di compiere lo stesso passo.
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