L'eccezionale normalità di Raul Gonzalez Blanco


Lo spagnolo ha annunciato il suo ritiro dall’attività agonistica: “E’ il momento giusto, mi sento un uomo fortunato per aver conquistato così tanti titoli”

Dopo 21 stagioni di calcio, il 38enne Raul Gonzalez Blanco ha messo la parola fine ad una carriera eccezionale, passata per larga parte con la camiseta blanca del Real Madrid.
Squadra di cui è diventato capitano e leggenda, conquistando 3 Champions League, 6 campionati spagnoli, 4 supercoppe di Spagna, due Coppe Intercontinentali ed una Supercoppa Uefa.
Un bacio alla fede nuziale, due colpi al cuore. Un’esultanza dedicata alla moglie e ai figli. Un modo di gioire che rispecchia alla perfezione lo stile che ha caratterizzato questo campione: essenzialità, semplicità e cuore. L’eccezionalità dell’essere normali.
Per essere grandi non serve necessariamente metterla sotto l’incrocio, oppure scartare tutta la difesa avversaria. Raul ne è la dimostrazione.
323 reti totali con i blancos, una storia fatta di successi ma mai di eccessi, in cui la disciplina è stata il vero segreto per raggiungere i più alti livelli.
Leader indiscusso, antidivo per eccellenza; per entrare nei cuori madridisti gli è bastata un’ottima tecnica ed un’innata capacità di far gol in tutti i modi. Per certi versi simile a Inzaghi, con cui si è a lungo scontrato per il record di miglior cannoniere in attività in campo europeo, lo spagnolo è il terzo bomber di sempre in competizioni europee per club e il quarto giocatore con più presenze nella storia della Uefa Champions League.

Con la mitica numero 7, ha giocato al fianco di gente del calibro di Figo, Zidane, Van Nistelrooy, Beckham e Ronaldo il fenomeno, senza che il suo posto in squadra venisse mai messo in discussione. La sua presenza, come il suo modo di intendere il calcio, è sempre stata essenziale.
Non solo Real Madrid però. Raul infatti è stato capace di vincere anche all’estero: con lo Schalke 04 è riuscito a conquistare la Coppa di Germania e la Supercoppa. Poi le parentesi in Qatar con l’Ad Sadd e quella negli States con i New York Cosmos.
Non importa però che l’ex bandiera dei galacticos abbia già lasciato da tempo il calcio che conta, Marca ha comunque titolato “Silencio, se va un mito”; perché ogni parola sarebbe superflua e non descriverebbe il giusto senso di ammirazione per questo strordinario talento. Soprattutto per uno che in carriera ha sempre parlato con i fatti, senza troppi proclami.

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