Un mondiale sempre più orientale


Singapore, Bahrein e Abu Dhabi le ultime destinazioni



Dai primissimi anni in cui dominavano i circuiti europei, fino ai giorni nostri, in cui soldi e sponsor spingono il mondiale sempre più ad est. Ma la tradizione e la storia celebrano Monza, Montecarlo e Silverstone



Sono passati ormai 64 anni dal primo campionato mondiale per piloti, quello che segnò la nascita della Formula 1 a certi livelli. Prima di allora c’erano solo gran premi isolati, delle grandi classiche che però non assegnavano punteggi particolari, nè avevano una continuità a livello di classifica. 



Dal 1950 la storia cambiò: i circuiti più importanti la prima storica stagione furono sette, ossia la grande classica delle 500 miglia di Indianapolis, più i sei principali gran premi d’Europa (Italia,Monaco, Belgio, Francia,Gran Bretagna e Svizzera); tra questi solo quello italiano e britannico si sarebbero disputati in ogni edizione del mondiale, con il circuito di Monza che vanta il record di “presenze”. 



Infatti, se il Gp di Gran Bretagna ha avuto tre diverse sedi nel corso degli anni (Aintree, Brands Hatch e Silverstone), la gara italiana si è corsa per ben 62 volte a Monza, e solo in una circostanza ad Imola, nel 1980.



Già nella stagione 1951 fanno il loro ingresso nel circus altri due storici gran premi, quello di Spagna e quello di Germania. Due anni dopo la F1 apre ad un secondo gran premio nel continente americano: è il turno dell’Argentina, nella capitale di Buenos Aires. La vera svolta però avviene nel 1958: il movimento continua a crescere e per la prima volta il mondiale sale a più di 10 gare, 11 per l’esattezza, compreso il primo storico gran premio africano. Si corre a Casablanca in Marocco, nel circuito di Ain Diab. Purtroppo la gara porterà con sè dei risvolti tragici, con la morte del pilota Stuart Lewis-Evans in seguito ad un incidente. La corsa rimase un unicuum e non venne mai più organizzata.


Nei primi anni 60 viene eliminata la 500 miglia di Indianapolis, gli Stati Uniti trasferiscono il loro Gran Premio a Watkins Glen, nello stato di New York. 




L'esperimento di inserire in calendario aveva rappresentato il tentativo di avvicinare le mentalità diverse dei due mondi, che comunque rimasero lontane. 





Spesso infatti i piloti americani disertarono le corse nel vecchio continente, e viceversa pochissimi europei presero parte alla 500 miglia. Si chiuse così in maniera fallimentare quest'esperimento.


Nel 1962 si torna a correre in Africa dopo la tragedia del 58. Non più nel Nord del continente nero, bensì in Sudafrica, nel circuito di East London. 


Nel frattempo nasce il gran premio d’Austria ed anche nel continente americano si aggiungono due nuove location nel giro di due anni: Messico e Canada.


Il mondiale si disputa ormai regolarmente su più di dieci prove, senza nuove mete. 


Tutto questo fino al 1973, quando con l’approdo del circus ad Interlagos per il Gp di Brasile si arriva ad un mondiale di 15 gare. Il passo successivo è lo sbarco in Asia: nel 1976 si corre per la prima volta in Giappone, nella periferia di Shizuoka.


L’unico continente non toccato dalla F1 resta così l’Oceania.Per veder colmata questa “lacuna” occorrerà aspettare nove anni, con il debutto del Gran premio d’Australia nel 1985. 

Dopo questa novità i circuiti rimangono gli stessi per un po’ di anni, al di là dell’introduzione temporanea di due nuovi Gp a stelle e strisce, quello di Las Vegas e quello in California.




Negli anni più recenti l’ingente somma di capitali e sponsorizzazioni hanno favorito il raggiungimento di più di 20 prove per ogni stagione, con l’introduzione di molti circuiti che stanno portando il mondiale sempre più a oriente: India, Malesia, Singapore, Cina, Bahrain, Abu Dhabi e Corea sono le mete inserite nel calendario di F1 dai primi anni del nuovo millennio.

Quali saranno le prossime destinazioni?

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