L'illusoria esaltazione del settore giovanile

Il paradosso per cui il gol del giovane Sadiq può rappresentare una pecca del modo di fare calcio nel settore giovanile

Un metro e 92 centimetri, nigeriano, Sadiq Umar è nato il 2 febbraio del 1997, ossia quando la carriera di Rudi Garcia da allenatore doveva ancora spiccare il volo.
Il tecnico transalpino allenava ancora tra i dilettanti e di certo non poteva immaginare che, a molti chilometri di distanza, era appena nato chi in futuro gli avrebbe salvato la panchina giallorossa.
Nella città di Abuja, in Nigeria, Sadiq ha frequentato il Football College Abuja, un’accademia calcio per ragazzi fondata dall’imprenditore Gabriele Volpi, tra le altre cose presidente dello Spezia, la stessa squadra che, ironia della sorte, aveva inguaiato il buon Rudi Garcia pochi giorni fa.
Il talento del ragazzo gli è valso l’approdo in Liguria, prima alla Lavagnese poi al club spezzino. Due grandi stagioni ed il passaggio successivo alla Roma.
Concluso questo fondamentale preambolo, utile a sottolineare la bravura e la forza di volontà del giovane africano nell’inseguire il sogno di fare il calciatore, urge una riflessione.
Il gol di Sadiq rappresenta il contrario di ciò che per molti potrebbe significare.
Quando segna un ragazzo, in questo caso non all’esordio ma poco ci manca,  si è soliti elogiare il settore giovanile, meritevole di spedire in prima squadra calciatori fatti, o comunque risorse interessanti per il club.
Si esaltano gli istruttori e gli allenatori che negli anni si sono dimostrati capaci di formare i ragazzi, di migliorarne le qualità tecniche, tattiche e fisiche. Si apprezzano le metodologie di lavoro del club e la filosofia societaria con i giovani talenti.
Sadiq però non sa nemmeno cosa sia il lavoro che si svolge nel processo formativo che ha luogo a Trigoria, sede della compagine capitolina.
Il nigeriano è il simbolo di come stia fallendo il sistema calcio giovanile in Italia. Un vivaio come quello romanista, uno dei migliori nel Belpaese tra l’altro, che al posto di crearsi giocatori in casa, inizia a spendere soldi per comprarli altrove, sin da quando hanno superato da poco i 16 anni.
Sadiq non è un talento formato dalla Roma, è piuttosto un giocatore bravo arrivato dalla Spezia per 500mila euro in prestito e 2,5 milioni di euro per il riscatto. E non è l’unico.
Ponce, Sanabria, Anocic, Vestenicky, Balasa, Nura sono solo alcuni dei ragazzi arrivati nella capitale, acquistati sostanzialmente per il campionato Primavera. Un fenomeno da non circoscrivere alla società romanista, ma presente in molte compagini italiane.
Sadiq (in senso generico) non è l’esaltazione del vivaio giallorosso, piuttosto ne è la pecca. E’ l’emblema di un nuovo modo di fare, volto alla commercializzazione del talento piuttosto che alla formazione, sminuendone il senso romantico e d’appartenenza al proprio club, avviando il processo di trasformazione di questi ragazzi in quelli che, a distanza di qualche anno, vengono poi definiti mercenari dai tifosi più appassionati.

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