Dal "violese" al "finocchio" di Sarri, il calcio che non c'è più

I 25 anni dalla morte di Dino Viola e quella riflessione spontanea dopo lo scivolone di Sarri
Il calcio, come la vita, a volte riserva delle coincidenze incredibili. Il destino riesce a metterci davanti a concomitanze curiose, spiattellandoci in faccia delle crude verità da digerire.

Martedì 19 Gennaio non è stato un giorno come gli altri per gli appassionati di calcio, per i tifosi romanisti particolarmente. Venticinque anni fa si spegneva Adino Viola, meglio conosciuto come Dino, penultimo presidente a portare uno scudetto a Roma, sponda giallorossa. Dirigente indimenticato ed indimenticabile del calcio italiano, un uomo che alla società capitolina ha dedicato tutto se stesso.
Ho avuto solo due amori, la Roma e mia moglie”. Una storia di passione, tante vittorie e l’affetto di tutto il popolo giallorosso, partendo dai tifosi, passando per i giocatori e gli addetti ai lavori. Nei suoi 11 anni di presidenza la Roma divenne grande con Liedholm, Falcao, Conti, Pruzzo e Di Bartolomei eroi di un’epoca che ha segnato il nostro calcio.
A fare la storia del futbol nostrano di quegli anni però, non sono stati solo i campioni con cui Viola allestì la squadra, ma anche le battaglie dialettiche con Boniperti, ad impreziosire quella rivalità tra  le due principali contendenti negli anni 80.
Allusioni, metafore, sottintesi ed ironia, un’incredibile capacità di beccarsi e sfottersi senza mai andare oltre, senza mai prenderla sul personale. Se in campo i giocatori offrivano una bella pietanza per gli spettatori affamati di grande calcio, Viola e Boniperti sapevano condire il tutto. Frasi velenose, ma mai avvelenate. Il sale del calcio, il giusto tocco perché altrimenti sarebbe sciapo.
Storico il botta e risposta dopo Juventus-Roma 0-0, quello del gol fantasma di Turone. “Con la Juve è sempre una questione di centimetri” affermò Viola, che si vide recapitare un righello e un bigliettino da parte di Boniperti: “Visto che Juve-Roma è una questione di centimetri, le regalo questo strumento perché lei possa misurarli meglio”. Immediata la replica del numero uno romanista: “Io sono ingegnere, serve più a un geometra come lei…”.
Una battuta in pieno stile “violese”, l’aggettivo nato appositamente per descrivere lo sprezzante modo di parlare del numero 1 giallorosso.
Sono passati 25 anni dalla morte, una ricorrenza che cade proprio nella settimana di Juve-Roma, la partita per eccellenza sotto la gestione Viola.
Tante cose sono cambiate: protagonisti, squadre, ma anche il modo di vivere il calcio e (perché no?) discuterne.
Dal “violese” al “frocio e finocchio” pronunciato da Sarri, un salto culturale all’indietro col paradosso di andare cronologicamente avanti. Un controsenso che fa impressione.
Senza voler entrare nel merito della questione omofobica, siamo comunque dinanzi a un impoverimento sostanziale, che probabilmente rispecchia quello della società in cui viviamo e che di certo non fa bene allo sport che più amiamo.

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