Aquile nel pallone

Animale nobile, stemma pregiato e molto comune. Storia di un simbolo

L’ispirazione dei fondatori dei club di calcio spesso è partita dal mondo degli animali, portatori sani di virtù e peculiarità autentiche, spesso ambite dai proprietari per caratterizzare la propria squadra nascente.
Rapace o vorace, elegante o selvatico, spesso ad incarnare i valori di una società, ad inquadrarne la storia non c’è nulla di meglio che un leone, un lupo. In Africa ogni nazionale ha il suo soprannome: gli elefanti ivoriani, le volpi del deserto algerine, i leoni di Ternana senegalesi e così via…
In Europa invece, c’è un club che ha fatto dell’aquila imperiale iberica il proprio simbolo di autorità, indipendenza e nobiltà, ossia il Benfica.
Il club lusitano ne possedeva un esemplare di nome Vitòria che prima di ogni partita volava sopra al Da Luz. Dal Portogallo a Roma, sponda biancocelesti. Vitoria non è solo un’illustre collega, ma anche sorella di Olimpia, nobile volatile adottato dalla Lazio lotitiana.
Al di là delle esibizioni e dei cerimoniali, l’animale è molto comune tra i club, in virtù anche dell’espansione dell’impero romano in gran parte della zona europea, trasportando in lungo e largo il vessillo con l’aquila imperiale.
E’ così che anche il Besiktas e il Nizza hanno adottato uno stemma simile. Blu è quella del Crystal Palace, rossa dell’Eintracht Francoforte, verde dell’Abidjan Sport in Costa d’Avorio, del Ferencvaros e del Raja Casablanca. I messicani del Club America l’hanno d’oro, come quella del Manchester City.
Per rimanere in Italia anche il Palermo ha una bella aquila bianco e oro, mentre Paok Salonicco, Doxa Drama e Aek Atene hanno assunto quella bicefala del patriarcato di Costantinopoli come loro stemma.
Non solo club però, anche le nazionali non sono da meno. Le aquile del Mali, come quelle di Cartagine (Tunisia) e le super Aquile nigeriane si giocano la supremazia in Africa, mentre in Europa l’animale rappresenta Germania e Polonia, con quest’ultima che fu addirittura al centro di polemiche per Euro 2012.
Lo sponsor eliminò il volatile dalla maglia, scatenando l’ira dei tifosi che costrinsero subito il dietrofront della casa di abbigliamento sportivo.
Un episodio su cui probabilmente è meglio sorvolare, proprio come Vitoria e Olimpia fanno sopra i rispettivi stadi, ormai diventati loro habitat naturale.

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