L' uomo che "mitragliava" la fiesole

Bandiera della Fiorentina, bomber della Roma scudettata, una macchina da gol con pochi eguali al mondo

“Un animale, un animale che, come dico sempre, grazie a Dio è argentino. Il nostro calcio non lo sa valorizzare e se non avessimo fatto il putiferio che abbiamo fatto tutti noi che lo volevamo, Passarella non l’avrebbe neanche portato ai Mondiali.”
Quando si parla di argentini si parte sempre da Maradona, c’è poco da fare.
L’approvazione del pibe de oro è un marchio di fabbrica, un timbro positivo, un lasciapassare che certifica la validità di un talento; nel caso di queste parole l’innegabile grandezza di uno tra i migliori bomber degli anni 90, Gabriel Omar Batistuta, che oggi compie 47 anni.
Senza dubbio il rapporto con Passarella è stato l’unico tasto dolente di una carriera all’insegna del gol, sin dagli inizi in sudamerica, prima dell’apoteosi viola e dello scudetto giallorosso.
Roma-Fiorentina. Viola contro giallorossi, una partita da cui parte e dove finisce tutto per Bati.
Due date.
29 Gennaio 89, Stadio Franchi. Tra toscani e capitolini termina 2-2; con la tuta del Deportivo Italiano, squadra con cui partecipa al torneo di Viareggio, un giovanissimo Bati è sugli spalti, ignaro del fatto che quelle due formazioni saranno le più significative per la sua carriera.
Salto in avanti, Stadio Olimpico di Roma, 26 Novembre 2000. I gigliati arrivano in casa della capolista. Passato contro presente per Gabriel, che però fa quello che gli riesce meglio, battendo Toldo con un destro potente, pezzo pregiato del suo vastissimo repertorio.
Potenza, fisicità, un ottimo colpo di testa e un tiro capace di far male anche dai 30 metri. Rigorista, ma con lo spiccato vizio del gol su punizione. L’arte del far gol in ogni modo, da ogni zona.
Dopo le prime esperienze al Newell’s Old Boys e al River, Bati esplode tra le fila degli odiati cugini del Boca. E’ però la Copa America del ’91 a sancirne la consacrazione. L’albiceleste trionfa, anche grazie alle 6 reti di Gabriel, capocannoniere della manifestazione. Cecchi Gori lo nota e decide di portarlo a Firenze, per dare il via a quella che sarà la più grande storia d’amore di Batistuta, seconda solo a Irina, storica moglie del bomber argentino.
Primi mesi difficili, poi la scintilla nel Gennaio 92. Gol sotto la Fiesole, contro l’avversario più odiato, la Juventus. E’ amore.
Segue i viola anche nel purgatorio della B, ma dura poco. Nel 94-95 batte il record di Pascutti segnando un gol in ognuna delle prime 11 gare, oltre a vincere la classifica cannonieri con 26 reti.
Nella stagione successiva si toglie la prima grande soddisfazione, portando i suoi alla conquista della Coppa Italia e alla seguente vittoria della Supercoppa, sovvertendo per la prima volta nella storia il pronostico favorevole alla trionfatrice dello scudetto.
Gli anni successivi sono avari di successi, Bati vuole di più. Pensa di andar via, ma Trapattoni lo convince. Con il nuovo tecnico la Fiorentina vola, si laurea campione d’inverno. La saudade di Edmundo e l’infortunio di Gabriel però rovinano tutto. Si chiude al terzo posto, un altro anno senza vittorie, ma con la qualificazione in Champions.
La mitraglia albiceleste in Europa non fa cilecca, Wembley, il Camp Nou e Old Trafford ammutoliti dagli spari di Batistuta. Tante singole soddisfazioni, ma la squadra non riesce a competere realmente.
Se i destini si divideranno, grazie di tutto” recita un emblematico striscione della Fiesole nella primavera del 2000. Dopo nove stagioni alla Fiorentina, la partenza del “Re Leone” in estate è cosa praticamente certa. L’ultimo obiettivo però, è il record che Kurt Hamrin (151 gol) detiene da quarant’anni, nei quali è stato considerato inarrivabile. A metà campionato gli mancano ancora 15 realizzazioni, prima degli ultimi 90 minuti è a quota 149.
Sinistro in diagonale da fuori area, punizione dai 30 metri sotto l’incrocio, movimento in profondità e gol di destro sul portiere in uscita. Tutto Batistuta in una partita, Hamrin è superato e l’argentino è nella storia viola come merita, prima del passaggio alla Roma per 70 miliardi di lire, attuale record per la più alta cifra mai spesa per un ultratrentenne.
Nella capitale riesce nell’obiettivo principale, quello di vincere il suo primo scudetto. Un trionfo in cui decisivo è stato quel gol tra le lacrime, in quella serata di novembre contro la sua viola.
Per la gioia dei tifosi, per il dolore di quelli gigliati, che in fondo al cuore, avranno anche trovato un piccolo spazio di felicità per il loro idolo indiscusso. Una mitraglia carica di nostalgia.

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