Bomber senza categoria

Non solo Shevchenko, Batistuta e Trezeguet, negli anni 2000 il gol faceva rima con Dario Hubner

Capello riccio, barba un po’ incolta, una risolutezza individiabile.
Nel calcio italiano se c’è un personaggio che incarna alla perfezione la figura del bomber di provincia quello è senza dubbio Dario Hubner, attaccante dotato di un fiuto del gol incredibile.
Un uomo venuto da Trieste, ma arrivato tardi al grande calcio. Gli inizi in serie D a 20 anni, dividendo la vita tra il prato verde dello stadio comunale di Pieve di Soligo, casa della Pievigiana, e la fabbrica in cui lavora come carpentiere.
Da lì in poi una scalata a suon di gol. Pergocrema, Fano, il passaggio dalla c2 alla C1. Cambiano le maglie e le categorie, ma il bisonte o tatanka, a seconda di quale dei due soprannomi affibiatigli preferiate, continua a buttarla dentro.
Senza troppi ricami, senza ghirigori, il calcio fatto semplice nell’interpretazione di Dario: la punta deve segnare, in qualsiasi modo, da qualsiasi zona, ma non in qualsiasi momento. Il prima possibile, il più possibile.
Non a caso vince la classifica marcatori di C con la maglia del Fano. Poi passa al Cesena in B, con cui milita per cinque stagioni consecutive, andando in doppia cifra in ogni annata e conquistando il titolo di capocannoniere nella stagione 1995-1996, esultando 22 volte.
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Quando i romagnoli retrocedono arriva la grande opportunità, il Brescia. La serie A.
Fa il grande salto rimanendo coi piedi per terra. D’altronde a 30 anni è difficile possa avvenire il contrario. Un grappino, Marlboro rosse e la missione di far gol, l’essenza della vita di Hubner.
Resta bomber di provincia, ma inizia a segnare anche in grandi stadi. Sin da subito.
Trafigge l’Inter a San Siro all’esordio, poi tripletta contro la Samp. Nonostante i suoi 16 gol le rondinelle retrocedono, salvo poi ritornare immediatamente nella massima serie, anche grazie ai 21 centri della punta triestina. Dopo aver guidato i suoi all’Intertoto, nel 2001 viene ceduto al Piacenza.
Al  Garilli Dario Hübner esagera. Chiude la stagione affianco a David Trezeguet:  ventiquattro reti, capocannoniere della serie A.
Unico giocatore, insieme a Igor Protti, ad aver ottenuto tale titolo in serie A, B e C1.
L’anno seguente il Piacenza retrocede. Il triestino torna in A firmando con l’Ancona, ma ormai ultratrentenne non ha più lo stesso smalto, avviandosi al termine di una carriera breve ma intensa per i grandi palcoscenici.
Annate (notti) magiche, inseguendo un gol, citando Bennato e Gianna Nannini.

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