Sopravvivere al paragone

Lo sport saluta una leggenda del basket come Bryant, molto più vicino al mondo del calcio di quanto si possa pensare


“Nella foresta un elefante può ucciderti, un leopardo può ucciderti e un black mamba può ucciderti. Ma solo con il mamba, e in Africa questo è vero sin dall’alba dei tempi, la morte è certa.”
Proverbio africano
Mortifero, letale, come Kobe Bryant per le difese avversarie. Un accostamento che ha fatto storia; la capacità di incutere terrore, di provocare timore alla sola vista. Il cestista dei Lakers, ormai ex, come il serpente africano.
Quanto di più lontano da una pulce.
Le pulci non levan il sonno”,  si dice in Toscana. Non spaventano, la paura è un’altra cosa insomma.
Eppure nel mondo dello sport questi due animali sono vicini, per molti aspetti simili,  accostati a due uomini di successo, accomunati da un identico obiettivo: vincere convincendo, dimostrandosi all’altezza di uno scomodo confronto.

Si può vivere nell’eterno paragone senza venirne schiacciati?
La risposta giusta è sempre e solo una. Dipende.
Dipende se sei forte caratterialmente, dipende se sei davvero un fuoriclasse, dipende dalla convinzione nei propri mezzi e dalla capacità di reagire agli inevitabili fallimenti che capitano nella carriera di uno sportivo.
Caratteristiche peculiari sia di Bryant che di Messi, capaci di sopravvivere a quel continuo confronto con un mito del proprio sport. Michael Jordan e Diego Armando Maradona.
Idoli ma anche incubi, fonti di ispirazione da cui partire ma anche traguardi ambiti a cui arrivare. Croce e delizia. Odi et amo citando il carme catulliano.
Impossessarsi di quel pallone ed indirizzarlo a rete, prendendolo a calci l’uno accarezzandolo con le mani l’altro, centrando quello spazio delimitato da tre pali ancorati al prato verde oppure un cerchio in ferro sospeso in aria.
Avere la possibilità di superare tutti ed appoggiare agevolmente la sfera, o sferrare un tiro da distanza considerevole, la pulce ed il mamba hanno dimostrato di poter eseguire ambo le cose.
Saper far tutto meravigliosamente, ma sempre col dubbio che Michael e Diego lo avrebbero meglio o peggio secondo alcuni, semplicemente in maniera diversa secondo altri.
Un paragone costante, col passare degli anni sempre meno incombente per i diretti interessati, capaci di deliziare il pubblico senza starsi troppo a preoccupare.
Più vicini, più simili di quanto si possa immaginare.
Perché l’eccellenza è sempre eccellenza, prevarica il tipo di disciplina.
Devoti ad una sola squadra in carriera, fedeli ad un unico team. Guadagnando anche bene ad onor del vero, perché nel loro caso sposare un’unica causa non ha significato dividersi da un ricco contratto. Essere leader e simbolo della propria compagine, rendersi protagonisti nel male ma soprattutto nel bene, nei momenti più delicati, nei momenti più decisivi.
Più ossessionato dalla vittoria Kobe, più collaborativo Lionel. Due straordinari campioni del mondo dello sport, assoluti protagonisti nel proprio ambito. In egual misura, con modalità vicine.
Sopravvivendo al paragone.

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