A lezione da Spalletti

Cronaca di un pomeriggio all’insegna di calcio e tattica
Metti un bel pomeriggio romano, tanti studenti, molti allenatori ed un Aula Magna incantevole. L’ambiente ideale per tenere una lezione, specialmente se il tema è il calcio, la materia preferita degli italiani.
Facoltà di Economia di Tor Vergata, per un giorno il docente è Luciano Spalletti, ospite d’onore e protagonista indiscusso dell’evento organizzato dall’Aiac, Associazione Italiana Allenatori.
Una rapida descrizione della carriera, alcuni appunti sulle vecchie metodologie e poi lo show.

Video, immagini, e aneddoti, le due ore col tecnico giallorosso sono uno spettacolo. Prima presenta il suo match analyst Simone Beccaccioli, poi parla dei tempi di Ancona quando si trovò più di 40 giocatori in spogliatoi, passando per i primi giorni russi in cui non riusciva a distinguere i volti dei calciatori né a comprendere nulla di ciò che lo circondasse.
Il tutto si anima in un attimo. Gesso in mano, lavagna intonsa, un laser nell’altra mano per poter spiegare al meglio un po’ di sana tattica. Alcune azioni del suo vecchio Zenit, e quel concetto ripetuto come un’ossessione, andare a vedere cosa c’è dietro la linea avversaria. La continua ricerca della profondità, muovere la difesa rivale indurla all’interpretazione sbagliata traendone vantaggio.
Una palla strisciante, partire in bandierina, lavorare sulle punte dei piedi. Le nozioni del mister di Certaldo sono le più disparate, basta dargli un là e parte un discorso lungo quanto interessante. Un Jukebox di termini calcistici.
L’elogio a Totti re della “palla traversa”, capace di giocarla come se fosse scoperta, e l’affettuoso ricordo dei tempi ad Est. Hulk, Danny ma soprattutto Semak, prima suo giocatore e poi assistente, che meritava di prender il suo posto, perché se uno è bravo è giusto che arrivi al top.
Imita il suo vecchio collega del Cska, ricorda con piacere l’allenatore del Rubin Kazan Berdiyev, ora artefice del miracolo Rostov, una “belva da panchina” che teneva sempre il rosario in mano durante la gara, rimanendo in completo silenzio.
Anche qualche risata: Taddei che lo prendeva in giro per quel suo continuo ripetere di correre verso casa, ossia la propria porta, rispondendo di voler andare al bar; oppure quella volta che il presidente di una squadra cecena spostò tutti i tifosi dalla curva alla tribuna per esporre dietro la porta una propria gigantografia.
Alla fine l’incontro termina quasi più per problemi di orario che per volere del diretto interessato. Spalletti trasmette passione e competenza, dà la sensazione che starebbe lì altre due ore a dirti tutto quello che sa; inviterebbe anche tutti a cena, se non fosse che trovare un ristorante così capiente è complicato.
Pane e pallone, la lezione magistrale di Spalletti.

Commenti

Post più popolari