Scacco matto

La Croazia non cambia mai, è sempre se stessa. Anche troppo
Il calcio è estro, talento ed intuizione. Ma non solo.
E’ anche tattica e strategia. Come nel gioco degli scacchi.
Si narra che Iadava, un re indù, in una grande battaglia per difendere il suo regno, per avere la meglio sul nemico fu costretto a sacrificare la vita del figlio. Una mossa per cui non si era dato pace, che lo spingeva continuamente a riflettere, valutare se ci fosse un modo in cui avrebbe potuto salvare il suo primogenito: tutti i giorni rivedeva lo schema della battaglia, senza mai trovare una soluzione.
Un giorno al palazzo si presentò un tale, che propose al re il gioco degli scacchi. Iadava si appassionò e, a forza di giocare, capì che non esisteva un modo di vincere quel conflitto senza sacrificare un pezzo, ossia suo figlio. Fu così che placò i suoi sensi di colpa.
Il successo tramite il compromesso. Rinunciare strategicamente a qualcosa per poter vincere. L’insegnamento degli scacchi.
Non quelli bianco e rossi però, perché la Croazia la lezione non l’ha capita. Srna e compagni ancora una volta hanno dimostrato la scarsa familiarità con la strategia. Eterna incompiuta, battuta dal piano di gioco più classico, difesa chiusa e ripartenza.

Modificare le proprie caratteristiche, senza snaturarsi, semplicemente smussando gli atteggiamenti non produttivi.
Il talento non è mai mancato, di generazione in generazione. “E’ uscita la squadra più forte del torneo” ha detto Rakitic, probabilmente non andando troppo lontano dalla realtà. Modric, Mandzukic, Perisic, Srna, Kovacic, Brozovic, Pjaca e lo stesso Rakitic. Chi più ne ha, più ne metta.
Tante donne e molte torri, ma negli scacchi contano anche gli alfieri, i cavalli e i pedoni. Pezzi meno pregiati, ma sicuramente utili a raggiungere il successo.
Alternare il fioretto alla sciabola, perseguire quella necessità di pragmatismo che non è mai rientrato nella mente di chi indossa le maglie a quadri biancorossi.
Nel football non contano solo i piedi, ma anche la testa. Una partita da giocare su un’immensa scacchiera verde. La formazione di Cacic, da questo punto di vista, non è stata più astuta rispetto alle versioni precedenti. Tutti in avanti e contropiede dell’1-0 a tre minuti dalla fine. La sregolatezza che prevale sul genio.
Scacco matto ancora una volta.

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