Sei personaggi in cerca d'autore

Euro 2016 e Pirandello, un accostamento impossibile. Forse
Un tabellone assolutamente squilibrato.
Le più forti tutte da un lato, dall’altra parte squadre modeste a parte un paio di team interessanti.  Una formula assurda ha tracciato la via, il cattivo rendimento di alcune teste di serie ha fatto il resto. Euro 2016 fa schifo.
Un europeo pirandelliano se ce n’è uno, figlio del momento in cui viviamo. Le opere del drammaturgo frutto della perdita dei riferimenti e dei valori del tempo, come la rassegna francese prodotto dell’assoluta inconsistenza di alcune storiche big, ossia i riferimenti calcistici.
Il torneo transalpino non lo si apprezza, si fa fatica ad appassionarsi. Lo definirebbe comico Pirandello, sintomatico di quella netta differenza tra l’apparenza (dettata dal ranking) e la realtà (dei risultati del campo).
Se c’è un motivo però per apprezzare la competizione, ce lo suggerisce proprio Pirandello. “Manicomio, manicomio” la reazione del pubblico alla prima di Sei personaggi in cerca d’autore non era certo il manifesto del successo; piuttosto la testimonianza che le cose vanno valutate più volte, dopo averle viste e riviste attentamente.
Succede così che Euro 2016, osservato da un’altra prospettiva, è un torneo bellissimo. Dai Sei personaggi in cerca d’autore, ai Sei personaggi che han raggiunto la gloria. In un modo o nell’altro.
Dimitry Payet: Rivelazione se ce n’è una. Sicuramente la stagione con cui si apprestava al torneo lasciava ben sperare, ma il rendimento di Payet è andato persino al di là delle più rosee aspettative. Originario dell’isola di Reunion, nell’Oceano Indiano, il talento del West Ham è giunto alla gloria nazionale. Un piede vellutato, un genio che solo ultimamente ha decisamente sovrastato quella sregolatezza che fino ad ora gli aveva un po’ tarpato le ali.
Sono lontani i tempi in cui i francesi si servivano da lui in qualità di commesso. Ora si servono di lui per alimentare i sogni calcistici del paese.
Gabor Kiraly: 40 anni e due mesi, il giocatore più anziano di sempre a disputare la fase finale di un europeo. La gloria però non l’ha raggiunta per questo. Le sue (poche) parate sono state sopraffatte dal grosso clamore dei suoi lunghi pantaloni grigi. Un amuleto, un efficace portafortuna stando al giudizio del diretto interessato. Viene in mente la ricerca di fior di studiosi eseguita anni fa, quando stabilirono che i colori accesi avrebbero infastidito gli avversari inducendoli a calciare verso gli estremi difensori.
Evidentemente Kiraly non ama la scienza, se è vero che l’area di rigore è una seconda casa per un portiere, tanto vale starci comodi, ossia in pigiama.


Will Grigg: tre promozioni in tre stagioni con altrettante maglie. 24 anni, attaccante del Wigan, squadra inglese caduta in disgrazia nella terza serie. Un’annata da assoluto protagonista, con 40 presenze e 25 gol. Nord irlandese, il suo nome è senza dubbio il più gettonato di tutto la manifestazione. Capocannoniere del torneo? No. Presenze ad Euro 2016? 0. La gloria è arrivata per merito dei suoi tifosi, che hanno dedicato a lui un coro che è decisamente diventato un tormentone.
Tifosi Irlanda: Non un personaggio, ma un gruppo intero. In un torneo in cui spesso i tifosi si sono segnalati per le loro folli gesta, c’è un eccezione degna di nota. La verde macchia al seguito di O’Neil, Keane e compagni sta lasciando il segno in positivo, rendendo onore al vero spirito della manifestazione. Scherzi, risate e voglia di socializzare. Cori a squarciagola negli stadi, ninne nanna cantate all’unisono dentro un autobus per far addormentare un piccolo, note del padre nostro intonate al cospetto di una suora. Senza dimenticare una bella serenata dedicata ad una notevole fanciulla parigina.
Aron Gunnarson: Il volto da vichingo, il carattere da condottiero. L’Islanda è senza dubbio una sorpresa ricca di spunti, quindi quale miglior simbolo del suo capitano?
Una versione nordica di quel Delap dello Stoke che batteva le rimesse laterali recapitando il pallone dentro l’area, un’arma che desta scompiglio nelle difese avversarie. Al termine dell’1-1 col Portogallo aveva
chiesto la maglia ad un isterico Ronaldo, che oltre a non concedergliela aveva anche sbeffeggiato la sua nazione. Pochi problemi, i ragazzi della terra dei vulcani sono arrivati prima dei lusitani nel girone, ed hanno anche regalato una maglia di Cr7 al loro leader. Una risata e pronti per gli ottavi.
Vedran Corluka: Uno degli aspetti importanti del calcio è senza dubbio mantenere la calma, non perdere la testa. Con Vedran Corluka ci stanno provando in tutti i modi, e non in senso figurato.
Nei primi due incontri il difensore croato ha concluso con un bendaggio prima ed una calottina da pallanuoto poi per tamponare la fuoriuscita di sangue. Nella terza e ultima sfida con la Spagna ha direttamente iniziato con la curiosa “protezione”. La sua squadra continua a volare in campo, così come gli avversari continuano a prenderlo a testate.
Sono questi i sei personaggi che han raggiunto la gloria, nella speranza che possano raggiungerla anche le loro nazionali.

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