Cosa, ma soprattutto chi, resta?

Una bella nazionale, ma vecchia. Il difficile compito di Ventura, la scelta da chi ripartire  

Amarezza, delusione, forse anche qualche rimpianto.
Finisce la festa azzurra, il sogno si interrompe dagli 11 metri, sulle mani protese di Neuer. Una dolorosa eliminazione, perché questa squadra ci ha ridato speranze dopo molte figuracce, perché dietro al “siamo più scarsi” si celava una fiducia che mai negli ultimi anni c’era stata attorno alla nazionale.
Nel post match ti aspetti il pianto di Zaza, Pellè o qualche altro esordiente, invece ai microfoni sono Buffon e Barzagli a risultare visibilmente amareggiati, con le lacrime agli occhi.
Quanto è lontano lo sfogo di Rio del nostro capitano, quanto sono lontani quei giudizi trancianti sul gruppo dei giovani (Balotelli in primis) lanciati dal numero 1 azzurro. Solo carezze in questa circostanza: “eravamo un gruppo bello, davvero.” 
Sono solo due anni, ma sembra passata una vita.
Piange anche Barzagli, perché “di questa squadra non rimarrà nulla, passano alla storia solo i vincitori”.
Due campioni del mondo che non digeriscono la sconfitta. Solo amarezza del momento?
La realtà è che i due non sono più giovanissimi, probabilmente sanno che un’occasione così non ricapiterà. Una squadra così ben diretta, così amalgamata. Forse il loro scoramento deve essere anche, se non soprattutto, il nostro. Forse dietro a quelle parole c’è la consapevolezza che di questa selezione, al di là del ricordo o meno, rimarrà poco a livello tecnico.
“Una strada ben tracciata, abbiamo lasciato un solco da cui ripartire”. Parole chiare quelle di Conte, che però non sono troppo credibili.
Se è vero che Ventura propone un calcio simile a quello dell’ormai ex Ct e a livello tattico ci potrà davvero essere continuità, è altrettanto vero che la squadra è estremamente vecchia, difficile pensare di poter ripartire da un nucleo di giocatori così stagionato.
Proiettato tra due anni, l’undici titolare presenterebbe tutti giocatori ultratrentenni, eccezion fatta per il reparto esterni: Florenzi, Darmian e De Sciglio a Mosca avranno infatti 27,28 e 25 anni d’età. Solo Candreva avrà superato gli “enta” per avviarsi agli “anta”.
Buffon avrà 40 anni ma ha già detto che ci sarà, anche Chiellini e Bonucci hanno tutte le intenzioni di giocare il prossimo mondiale quando avranno spento rispettivamente 33 e 31 candeline. Più incerto Barzagli, dubbioso sulla possibilità di rappresentare l’Italia in Russia a 35 anni suonati.
De Rossi (attualmente 32), Parolo (31) e Giaccherini (31) non possono essere il futuro, o quantomeno non tutti insieme. Torneranno Marchisio (30) e Montolivo (31) ma anche loro si presenteranno alla manifestazione iridata forse con il meglio già alle spalle.
Pellè ed Eder, sebbene fossero esordienti a certi livelli, avranno 32 e 31 anni.
Insomma Conte, anche giustamente, ha preferito l’uovo oggi alla gallina domani, lavorando molto per il presente poco per il futuro. Da chi si può davvero ripartire allora?
Tra i 23 convocati per Euro2016, gli azzurri che al mondiale saranno ancora sotto la fatidica soglia dei trenta sono solo 9, peraltro davvero poco impegnati in Francia. Oltre ai 3 esterni citati precedentemente (Darmian, De Sciglio e Florenzi), certi di far parte del nuovo corso Bernardeschi (22) e Insigne (25). El Shaarawy (23), Zaza (25) ed Immobile (26) hanno tutte le carte in regola, ma dovranno certamente dimostrarsi più continui di quanto la loro carriera abbia dimostrato fin qui.
L’ultimo “giovane” della lista, Stefano Sturaro (23), ha un futuro tutto da vedere. Difficile pensare che con un impiego così ridotto nel club possa tornare in azzurro. Più probabile pensare che Ventura si affidi a giovani come Baselli, Benassi o Cataldi.
Sul tema oriundi non ci saranno problemi: per un Thiago Motta che va, ci sarà con ogni probabilità un Jorginho che arriva, anche se il reintegro di Verratti nel ruolo di regista toglierà un po’ di spazio al calciatore del Napoli. Un altro italiano acquisito potrebbe essere Diawara, di cui si fa un gran parlare a Bologna.
Soriano, Bonaventura e Bertolacci sono nomi che hanno già fatto parte del giro azzurro e probabilmente torneranno di moda. Interessante sarà valutare l’evoluzione di alcune promesse come Mandragora, Grassi e Pellegrini.
In porta, dietro alla certezza Buffon, saluterà sicuramente Marchetti. Sirigu pure sembra destinato a farsi da parte, col ritorno di Perin dall’infortunio e la probabile ascesa di Donnarumma.
In difesa il trio juventino non si discute, ammesso che Barzagli continui. La speranza è che il terzetto possa guidare al meglio l’inserimento di due giovani come Romagnoli e Rugani, certi protagonisti del nuovo corso. Attenzione anche a Tonelli, non giovanissimo ma comunque in rampa di lancio.
Sulle fasce non c’è troppo bisogno di ricambio, ma senza dubbio Zappacosta è un nome che gira nella testa di Ventura.
Per l’attacco Belotti e Berardi, sono due novità che tenteranno in tutti i modi di insidiare i convocati per la Francia, così come sarà doveroso monitorare l’evoluzione che assumeranno le carriere di Gabbiadini, Pavoletti e Mattia Destro, Lapadula, neo acquisto milanista.
A livello anagrafico anche Balotelli ci potrebbe stare, ma in questo momento pensare a lui è un esercizio di ottimismo fin troppo estremo, perfino ingiusto e contraddittorio per una squadra che ha fatto del lavoro il suo punto forte.

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