Evasione di campo



Ogni volta che hai a che fare con degli spagnoli ti accorgi che hanno una capacità tutta loro di essere solari. Sembra che non abbiano mai problemi, difficilmente vengono travolti da ansie e negatività come avviene da noi. O forse lo sono tanto quanto noi, ma quantomeno non lo danno a vedere.

Probabilmente figlie della cultura da cui derivano, le espressioni producibili in spagnolo sono magiche, meravigliose. Pillole di poesia, regali confezionati, racchiusi e impacchettati nella lingua più bella del mondo.

Capita allora di trovarsi di fronte ad un concetto come Disfrutar la vida

La vita come un frutto, prenderne il sapore buono senza lamentarsi troppo dei semi per saziare quell'appetito, che alla fine non è altro che voglia di divertirsi. 

Chissà se l'accezione così negativa dell'equivalente nostrano (“sfruttare”) sia solo una casualità, chissà se l'esigenza di ricorrere ad un termine diverso come “godere” non sia una rivelazione di come invece per noi il frutto non sia altro che un qualcosa da spremere il più possibile, da prosciugare fino in fondo per trarne ogni possibilità di vantaggio. Magari inveendo contro quei maledetti semi.

Forse è una mera coincidenza, forse una banale questione linguistica. 


Forse lo è anche il fatto che godere, a differenza di disfrutar, venga utilizzato prettamente in maniera riflessiva, come se fosse una cosa riguardante solo sé stessi e nessun altro. Come se godimento e condivisione non potessero andare a braccetto.

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