Un piccolo diavolo per andare in paradiso

Antoine Griezmann sta dominando Euro 2016, la Francia lo segue, il popolo lo ama 
Può una nazione intera rispecchiarsi in una persona?
Sì, se ti chiami Antoine Griezmann.

L’anima della Francia multietnica e multirazziale è lui più di ogni altro.
I transalpini vedono in lui l’uomo a cui affidarsi e di cui avere fiducia. I compagni lo amano, il popolo si rivede in lui.
In campo, ma anche fuori. Antoine s’è distinto incontrando e regalando il pallone di Irlanda-Francia a Hugo Salvaing, il figlio del comandante di polizia ucciso con la moglie a Magnanville (Yvelines) lo scorso 13 giugno.
Le Petit diable (Il piccolo diavolo, come è soprannominato) è sensibile al tema terrorismo, tanto quanto tutti i francesi. Sua sorella era al Bataclan quel fatidico giorno dell’attentato, riuscendo a salvarsi miracolosamente.
Una ferita indelebile, tanti morti che la nazionale transalpina vuole onorare con una vittoria che non cancellerebbe nulla, ma la cui dedica sarebbe prevedibile e commovente.

Ronaldo ha vinto il prossimo pallone d’oro. L’hanno detto tutti a gran voce nel post partita con il Galles, perché così deve essere “dopo aver trascinato il Portogallo in finale…”.
Probabilmente andrà a finire in questo modo, ma Germania-Francia inserisce prepotentemente Griezmann nella corsa all’ambito premio.
Un eterno sottovalutato. Mai considerato tra i grandissimi d’Europa, pur essendo ormai da un paio d’anni un assoluto protagonista in Champions e nella Liga con l’Atletico Madrid. 44 reti negli ultimi due campionati spagnoli, equamente distribuite, 7 reti nella massima rassegna europea per club conclusa lo scorso Maggio ed infine questa grandissima performance ad Euro 2016.
Antoine però è abituato a sentirsi dire “bene ma non benissimo..”. Sin da piccolo era “bravo ma basso, troppo piccolo per il calcio dei grandi.” 
Scartato. Le faremo sapere. Fino ai 14 anni, fino alla svolta, la chiamata del Real Sociedad, dove è cresciuto come calciatore. Piedi e testa francesi, ma tempra basca, un carattere forte formato a San Sabastiàn.
L’ascesa è solo questione di tempo. Si fa notare prima disputando un’eccellente stagione 2012-2013 che permette a “La Erreala” di approdare in Champions, poi confermandosi ad alti livelli. La chiamata del Cholo Simeone è solo una conseguenza.
Rapido, scattante e letale. All’Atletico l’ulteriore evoluzione, più punta meno esterno, più efficace meno giocoliere. Una grande partita raramente non vede il suo nome nel tabellino dei marcatori. Rete dello 0-1 al Bernabeu in Liga, doppietta decisiva in Champions al Barcellona, gol qualificazione a Monaco di Baviera.
Peccato solo per quel rigore sbagliato nei regolamentari nella finale di Milano, che con ogni probabilità avrebbe permesso ai colchoneros di sollevare il trofeo dalle grandi orecchie.
Il talento della Borgogna si sta rifacendo con i blues. Come la squadra un inizio in salita e poi l’inarrestabile avanzata: un solo gol nel gironcino, di testa contro l’Albania, poi due doppiette contro Irlanda e Germania, rete contro l’Islanda. Praticamente dopo la fase iniziale il fuoriclasse mancino si è preso i galletti sulle spalle portandoli dagli ottavi alla finale. Alla sfida contro il Portogallo, terra d’origine del nonno materno.
Ci voleva un piccolo diavolo per spedire la Francia nel paradiso di St Denis.

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