Evasioni di campo. Charlie Hebdo

Non sono Charlie Hebdo. Non lo sono mai stato. Non lo ero ieri, non lo sarò domani, figuriamoci oggi che ho visto quelle vignette di cattivissimo gusto a parer mio.

Due riflessioni però sono necessarie.
1) Quel 7 Gennaio 2015, quando ci fu l'attentato ho visto tanti #jesuischarlie. In molti, se non tutti, erano Charlie. Poi il fatto che la maggior parte dei JeSuisCharlie fino a mezz'ora prima non conoscessero nemmeno l'esistenza della rivista è marginale, così come la conoscenza nulla delle sue pubblicazioni.
Perché ormai oggigiorno funziona così. Se uno subisce un dolore, se succede una tragedia, non siamo più capaci a rispettarla in silenzio, o a distanza. Dobbiamo farla nostra, senza ragionamenti.
Non bastava osservare e rispettare senza strombazzare il tutto sui social, noi DOVEVAMO essere Charlie. 

Succede ogni volta. Pensiamo di mostrare vicinanza ma in realtà non facciamo che tentare di appropriarci di sofferenze altrui, egoisticamente aggiungo io. Perché il dolore dei diretti interessati non sarà mai esattamente il nostro, nonostante tutte le immagini profilo o tutti gli hashtag di questo mondo. 
Capita di sentire gente che rivendica conoscenze anche alla lontana con "quel ragazzo che è morto ad Amatrice, che è amico di un amico mio...." oppure "il nonno di un amico di mio cugino". 
E lo esponiamo quasi fregiandocene come se fosse una nota al merito. Siamo così egoisti di sentire l'esigenza di entrare e diventare protagonisti anche quando non c'entriamo nulla, quando il vero dolore, quello più evidente, appartiene ad altri. 
E questa è una delle mode peggiori.
2) La libertà di espressione secondo me esige e necessità responsabilità, più che altro morale. In generale vedo sempre più che questa "libertà di fare ogni cosa" fa si che ad ognuno sia concessa anche la più grande delle idiozie. Non ci scandalizziamo più di nulla, pretendiamo un rispetto a senso unico che non sappiamo dare ma vogliamo ricevere.
A me sembra che questa faccenda della libertà di stampa ed espressione stia diventando sempre più uno specchietto per le allodole, un muro dietro cui trincerarsi per scrivere (in questo caso disegnare) indistintamente quello che si vuole senza preoccuparsene.
Se un tempo c'era molta responsabilità e poca libertà nell'esprimersi, mi pare che adesso la situazione si sia nettamente invertita, comunque non è un bene.
E' un po' come tirare il sasso e nascondere la mano, pubblichiamo senza rispetto, accusiamo senza approfondire, sbandierando il nostro diritto alla libertà di espressione.

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