La lezione in cui il nostro calcio sarà sempre ripetente: Pisa all’uscio

Stipendi arretrati e caos societario, le vicende a Pisa non lasciano ben sperare 
E’ iniziata piuttosto bene la prima esperienza su una panchina di Serie B per Rino Gattuso, che col suo Pisa ha collezionato 8 punti in 5 giornate, subendo un solo gol da inizio campionato.
Non male per una neopromossa, che sta sfruttando un gruppo molto coeso, compattato dalle difficoltà calcistiche affrontate l’anno passato e quelle extra campo degli ultimi mesi.
I verdetti del campo non sono riusciti a stampare un bel sorriso sul volto dell’allenatore calabrese, che ad ogni conferenza stampa post-partita appare sempre più preoccupato per la situazione nel club.
Il mare mosso dovrebbe essere un ostacolo da niente per chi in passato si è fregiato del titolo di repubblica marinara, ma il problema è che stavolta le onde lunghe che smuovono le acque in casa nerazzurra sono di ben altro tipo rispetto alle increspature tirreniche.
Se nel turno precedente l’aveva messa anche sullo scherzo (“I miei giocatori per festeggiare mi hanno strappato la camicia da 150 euro… non posso neanche fargliela ripagare perché non sono in una situazione economica florida”) nel post Frosinone-Pisa è apparso molto più scuro in volto, segnato dall’amarezza e dalla rabbia di una situazione difficilmente gestibile:
Non è possibile andare avanti in questa maniera. È necessario che qualcuno della società venga a parlare con noi per chiarire alcuni punti e si prenda le proprie responsabilità. Non possiamo più sentire promesse non mantenute. Non si vede nessuno, mi sono stufato, ci sono davvero tanti di quei problemi che ogni giornata è difficile da affrontare. Ci sono padri di famiglia che non prendono lo stipendio, ci sono problematiche già dallo scorso anno. Ci sto male e mi arrabbio. C’è una tifoseria che sta soffrendo molto e bisogna misurare le parole. 
Si deve pensare a mettere a posto i dipendenti senza contratto o le pendenze con i ragazzi. Qua non c’è a posto proprio nulla, come si legge nei comunicati. Sento parlare da tanti anni del calcioscommesse, ma chi controlla? Lo faccia bene però perchè io non voglio che succedano cose strane. Per me il calcio è un’altra roba. Si susseguono solo comunicati, adesso invito io a controllare quello che sta succedendo qui”.
Un appello piuttosto chiaro e sentito, a cui hanno fatto seguito le parole di due leader della squadra, Mannini e Lisuzzo.
Le condizioni economiche disastrose del club non sono recenti, già dalla fine della passata stagione il caos era dilagato, costringendo i tifosi all’ombra della torre a passare un’estate di ansie e preoccupazioni. Il timore di un fallimento, di una mancata iscrizione alla B, passando per le dimissioni di Ringhio, vero beniamino dell’Arena Garibaldi. Infine lo “sfratto” dai campi di di San Piero a Grado per i mancati pagamenti dell’affitto, e la conseguente mancanza di un campo su cui allenarsi. Un vero e proprio calvario, con la paura di assistere ad un esodo di massa di molti giocatori a caccia di stipendi magari non più alti ma certamente più sicuri. Un’ipotesi però scartata dai calciatori.
A intermittenza anche la figura di Maurizio Mian, imprenditore ed ex industriale pisano, da sempre legato al club. Prima l’idea di rilevare la squadra insieme a Covarelli, poi la carica di presiedente onorario affidatagli da Petroni, durata solo una decina giorni, prima delle dimissioni. Infine quel ruolo di garante del fondo Dana, accettato solo inizialmente.
Un tourbillon di personaggi e vicissitudini da far impallidire anche Beautiful.
Poi la calma apparente. 
Dopo settimane di complicate trattative, mediate anche dal sindaco Filippeschi e dal presidente di lega Abodi, lo scorso 31 Agosto la famiglia Petroni ed il fondo rappresentato da Pablo Dana sembravano aver raggiunto un accordo, aprendo al ritorno in panchina di Gattuso e permettendo alla squadra di scendere finalmente in campo dopo il rinvio della prima giornata.
Una firma di accordo di compravendita solo illusoria. Nuove liti, nuove polemiche. Da un lato accuse di voler continuamente cambiare il prezzo offerto, dall’altro la sensazione che chi cede non voglia far trasparire con esattezza l’entità dei debiti da ripianare. Nel mezzo il Pisa Calcio ed un tifoseria che non meritano quanto sta accadendo.
Il club parla solo per comunicati, inserendo nuove figure nell’organigramma come quella di Anelucci, fortemente criticata dal mister; Dana è ancora interessato ma a quanto pare i Petroni si negano e sembrano voler tenere la proprietà del club.
Un caso allarmante di cui si parla troppo poco, una faccenda che ricorda troppo bene e da vicino quella già vissuta a Parma due anni fa; con l’aggravante che i toscani sono costretti ad un esilio forzato, a causa dei lavori di ammodernamento e rifacimento dello stadio Anconetani, i cui costi ancora non si capisce da chi debbano essere sobbarcati.
Quello che emerge chiaramente è che il calcio italiano non ha imparato nulla. Non si pretendono garanzie economiche prima di inizio stagione, non c’è trasparenza nelle transazioni societarie, si consente ad una squadra di partecipare nonostante non abbia uno stadio a norma, come ad esempio in Serie A con il Crotone. Il tutto non comprendendo i gravi rischi che si corrono: nel migliore dei casi un campionato falsato per chi si troverà ad affrontare i calabresi nella bolgia dello Scida quando sarà pronto, in confronto a chi lo ha sfidato sul neutro di Pescara, nel peggiore delle ipotesi compagini che scenderanno in campo solo per onor di firma come il Parma di Donadoni nella stagione 2014-2015.
Il futuro non è chiaro: forse il Pisa si salverà in extremis, forse tutti ne “piangeremo la morte” tra qualche mese, con i nerazzurri che saranno costretti a ripartire dal basso, in quel calderone composto da serie D e lega Pro che stanno diventando sempre più un cimitero di storiche piazze del calcio italiano.
La cosa certa è che la storia si ripete, ed il mondo del pallone non ha ancora compreso la lezione.

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