CILEcca

Un paradosso tutto sudamericano, la nazionale cilena è seriamente a rischio qualificazione

Due gol incassati nei primi 23 minuti di gioco, partita subito chiusa, finita, terminata. La gara indicata da tutti come quella del rilancio ha sancito la crisi del Cile, sconfitto 3-0 in Ecuador a Quito.
Davvero difficile trovare un senso logico a questa situazione, che vede la roja in una fase complicata. La classifica della zona sudamericana per i prossimi mondiali vede già staccato un gruppetto di cinque nazionali nel giro di soli 3 punti. Tra queste figurano Argentina, Brasile, Colombia ed Uruguay come prevedibile, mentre più a sorpresa si trova l’Ecuador. Indietro di quattro lunghezze il Paraguay, che precede il deludente Cile.
La formazione allenata da Pizzi è lontana ben 5 punti dal quinto posto, quello che garantirebbe quantomeno un posto al playoff contro una rappresentante dell’Oceania. Un distacco apparentemente facile da recuperare, molto più complesso considerando che siamo a metà percorso e le difficoltà che presenteranno le sfide esterne contro Colombia, Argentina e Brasile per motivi tecnici, e Bolivia per motivi ambientali (l’aria rarefatta dello stadio di La Paz a 3600 metri sopra il livello del mare). Praticamente non c’è più margine di errore nelle restanti gare, a partire dal prossimo match interno contro il Perù.

Sebbene non sia una tra le primissime selezioni al mondo, il rischio di non vedere il Cile a Russia 2018 è tangibile e sorprendente soprattutto in considerazione che Vidal e compagni sono bicampioni continentali in carica, avendo sollevato la Copa America sia in casa nel 2015, sia la scorsa estate, nella speciale edizione disputata negli Usa per celebrare il centenario della Conmebol.
Due finali vinte con l’Argentina, due trionfi che hanno sbloccato il Cile, hanno tolto il tappo di quelle bottiglie da troppo tempo lasciate in frigorifero, dando il là a festeggiamenti sfrenati e fiumi di champagne.
Forse proprio quest’euforia ha fatto un po’ sedere la compagine allenata da Juan Antonio Pizzi, che ha visto i suoi adagiarsi sulla vittoria continentale, accumulando un rischioso svantaggio nella fase di qualificazione, soprattutto dopo il successo nel 2016.
Una crisi irreversibile, accentuata dal fatto che 7 degli 11 punti in classifica sono arrivati nei primi tre turni. Vittoria interna col Brasile, successo in Perù e pari con la Colombia nel campo di casa di Santiago, un rendimento che tra Ottobre e Novembre 2015 non lasciava presagire a quanto di disastroso sarebbe successo.
Da lì in poi solo 4 punti in 6 gare, per di più conquistati contro le ultime due in classifica, ossia Bolivia e Venezuela.
Se il trionfo nel 2015 aveva comportato un semplice sbandamento, la riconferma l’anno successivo ha concluso l’opera, mandando la macchina cilena completamente fuori strada. Quella ai rigori contro l’Argentina è infatti l’ultima vittoria degli uomini di Pizzi, che nelle successive tre uscite hanno segnato un solo gol, subendone ben 5.
La formazione è rimasta la stessa, Sanchez, Isla, Vidal, Edu Vargas e Claudio Bravo sono rimasti al loro posto, dunque non c’è alcuna ragione tecnica per cui l’undici che è salito sul tetto continentale possa trovare così tante difficoltà. Un fattore psicologico e nulla più, la crisi che è spiegabile solo così.
Due coppe in due anni dopo l’astinenza di una vita. Una meravigliosa squadra, una nazione affamata di vittorie che una volta aperto il buffet ha mangiato tanto in troppo poco tempo, gonfiandosi lo stomaco, saziando se stessa, ma soprattutto scatenando quella crisi di rigetto verso il cibo, che nell’immediatezza successiva al pasto sta rischiando di compromettere la partecipazione ai mondiali.

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