La nuova avventura di Jaap Stam

Una seconda carriera, un passo che nemmeno il diretto interessato avrebbe mai immaginato di poter compiere

I figli di Carlo.
Negli ultimi due anni si è fatto un gran parlare di come Carletto Ancelotti, nel creare un Milan vincente, abbia finito per lasciare il segno sui suoi calciatori a tal punto da avvicinarli alla carriera di allenatore.
Un modo di stare in panchina figlio degli insegnamenti del tecnico dal sopracciglio ballerino che ha influenzato Inzaghi, Brocchi e Gattuso; in parte anche Leonardo, Seedorf, Shevchenko e Crespo.
Uno dei più impronosticabili, ancora poco spinto dalla stampa, è però senza dubbio Jaap Stam. Seduto su una panchina poco pubblicizzata, l’olandese ha sfruttato l’esperienza fatta in rossonero, miscelandola ai sempre efficaci principi di gioco appresi all’ottima scuola dell’Ajax e ai modi gentilmente rigidi di Sir Alex Ferguson.
Nelle previsioni di inizio stagione il suo Reading non era certo accreditato per la promozione, ma i numeri dopo 17 giornate sono lì ad indicare che nulla è impossibile. Terzo posto con 31 punti, una media del 53.9% di possesso palla ed uno stile di gioco che sta facendo esaltare i tifosi dopo un inizio in cui i dettami dell’olandese faticavano ad entrare nella testa dei giocatori.
Insomma una vera e propria rivoluzione, un modo di far calcio opposto a quello praticato da giocatore. Prevalentemente fisico e duro in campo, esteta e amante del gesto tecnico da manager, tutto condito da un’incredibile voglia di mettersi in gioco in un campionato infernale come la Championship.
Il filo conduttore è però quella confidenza, la fiducia in sé stesso. La convinzione di poter far bene, l’assoluta necessità di ritornare sui propri passi e smentire sé stesso quando affermò che non avrebbe mai allenato.
“Non sono il tipo da rimanermene in salotto a vedere la tv, dovevo rimettermi in gioco”.
Scarpini al chiodo, ma calcio nella testa. Prima osservatore in Sud America per lo United, poi l’inizio nel coaching staff dello Zwolle e dell’Ajax, un ritorno a casa. Rifiutando le telecamere di ogni tipo.
Jaap non poteva stare con le mani in mano, uno studio televisivo non avrebbe fatto per lui, figurarsi quella proposta del Grande Fratello olandese, rifiutata in meno di 5 minuti. Niente divano e confessionale, meglio una panchina ed un bordocampista, meglio una domanda scabrosa che una nomination.
Col senno del poi una scelta azzeccata.
Il Reading ha ancora una strada lunga davanti a sé, il campionato presenterà molte insidie, ma piuttosto che affidarsi ad un televoto, decisamente meglio far fede alle proprie conoscenze, trasmesse con una fame agonistica ed una cattiveria troppo evidenti da non poter essere trasferite in quel rettangolo verde.
Per ora nei piccoli stadi d’oltremanica, tra qualche anno sicuramente nei palcoscenici più prestigiosi d’Europa, dove Jaap è destinato ad arrivare.

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