San Marino, uno e trino

Orgoglio e passione per il calcio, la polemica con la Germania è una difesa del proprio modo di essere

“Partite che non servono a niente, in cui a parte l’emozione di sfidare i campioni del mondo gli avversari non fanno nient’altro che falli duri.”  Parola di Thomas Muller.
È necessario garantire che la salute del giocatore venga prima di tutto. In un posto squallido e con questa qualità avversaria, i nostri calciatori sono prima di tutto a pericolo infortuni”.  Karl Heinze Rummenigge dixit.
Il post partita di San Marino-Germania ha acceso una polemica piuttosto serrata, in cui la piccola nazione ha attaccato i tedeschi per le parole reputate altamente offensive. Se nei contenuti il dibattito appare più che legittimo, il modo in cui ciò è stato espresso dai teutonici è indubbiamente poco elegante.
Spesso si è discusso sulla possibilità di inserire un turno preliminare nella qualificazioni, in cui scremare le squadre agli ultimi posti del ranking Fifa. Una sorta di torneo tra Andorra, Gibilterra, Far Oer, San Marino, Liechtenstein e via discorrendo, in modo da non assistere ad una serie di goleade nella successiva fase. In questo senso il concetto espresso non sarebbe del tutto sbagliato, anche se, soprattutto per chi conosce la sportività dei calciatori sammarinesi e le strutture del piccolo stato, parlare di “posto squallido” e “pericolo infortuni” è inaccettabile oltre che quanto di più lontano dalla realtà.
Non si può dire una cosa intelligente con parole stupide, senza che il concetto non rischi di conformarsi all’inadeguatezza di come è stato espresso.
Una ferma richiesta di scuse formali ed una risposta di chi non digerisce un simil trattamento. Alan Gasperoni, dirigente sportivo sammarinese, ribatte: “Il calcio non è il vostro, ma di chi lo ama.”
Ed in quanto alla passione per il gioco non c’è ranking che tenga, San Marino è in cima alla lista. Uno e trino, un piccolo paese che si divide in tre.
Una formazione nazionale che da anni si cimenta nelle competizioni contro le altre rappresentative d’Europa, un campionato interno, torneo di livello dilettantistico tra i borghi che popolano la nazione, ed infine il San Marino Calcio, club affiliato alla FIGC   e militante in Serie D.
Come un film da gustare con gli occhialetti, il calcio nella Repubblica è tridimensionale.
Non solo sconfitte pesanti in giro per l’Europa, ma anche una competizione locale tra formazioni divise in due gironi, il seguente accesso ai playoff per il titolo, con tanto di qualificazione ai preliminari delle competizioni internazionali. Folgore, Tre Penne, Murata e Domagnano tra le principali contendenti, ognuna appartenente ad uno dei vari castelli che si stagliano sulla zona.
Ma non solo. A San Marino esiste una formazione che ha deciso di giocare nelle categorie italiane, generalmente seguendo l’effetto altalenante delle promozioni e retrocessioni tra D e Lega Pro.
Un’anomalia tutta sammarinese, un indice piuttosto rilevante di quanto questo sport sia seguito. Basti pensare all’incredibile entusiasmo con cui venne accolto il gol in Norvegia di Mattia Stefanelli, il primo in trasferta dopo 15 anni di qualificazioni ai mondiali.
Una travolgente passione, al di sopra di ogni goleada, che per certi versi riporta questo sport ai tradizionali valori.
La voglia di misurarsi sempre e comunque, al di là del risultato, con la consapevolezza che non sempre si può essere i migliori.

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