Nel paese dei cantastorie, i mangiabanane vendono i calzini

No to racism, si alle banane, si ai venditori di calzini, si ai cantastorie che fanno a gara a scrivere la stupidaggine più grossa  

Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua i soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, devono dimostrare il loro curriculum e il loro pedigree. Noi, invece, diciamo che Opti Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio”.
Tralasciando l’etimologia della parola pedigree, e del fatto che si riferisca ad un’attestazione della razza animale di appartenenza, la simpatica e colorita uscita di Tavecchio nel 2014 suscitò scandali e proteste.
Una platea di benpensanti e moralisti pronti a giudicare il nostro presidentissimo federale.
Senza motivo. Alla fine perché ritenere razzista una frase del genere?
Mica ha detto che questo ipotetico Optì Poba vendeva i calzini a Stoccarda.

Quella si che è un’espressione razzista, quella si che è un’affermazione da punire con ben 20 giorni di squalifica. Ne ha pagato le conseguenze il povero Lulic, che, sotto Natale quando si tende ad essere più buoni, ha visto la severissima mano della Procura Federale scagliarsi ugualmente contro di lui.
Una giustizia che non fa sconti a nessuno e lo farà stare a riposto durante la sosta di campionato. Per una manciata di giorni dovrà saltare anche Lazio-Crotone.
C’è chi ha avuto il coraggio di dire che questa sia una pena troppo leggera, ma chi l’ha detto che “vendere i calzini” abbia a che vedere con questioni razziste?
Non vi è mai capitato di vedere in Piazza del Popolo un occidentale benestante vendere intimo ai passanti? Come si fa a pensare che il bosniaco si stesse riferendo al colore della pelle?
Inoltre, anche se lo dicono tutti quando vengono accusati di omofobia, razzismo o altre deprecabili degenerazioni mentali, Lulic “ha anche il suo migliore amico che vende i pedalini!”
Ciò che appare più eclatante e sconvolgente, dunque, non è tanto il corretto fatto che Tavecchio dopo quella battuta cabarettistica sia diventato numero 1 della Figc, quanto la lunga squalifica al biancoceleste.
Decisamente scandalosa anche la decisione di togliere le due giornate a Strootman. Tirare l’acqua in faccia ad un avversario è un gesto offensivo e irriguardoso, che oltre ad essere punito con due miseri incontri, quindi in termini di giorni meno delle parole del laziale, è stato anche perdonato successivamente.
Vogliamo mettere i due gesti a confronto? Un abbaglio clamoroso della procura federale, che ha punito chi dei due non era certo il colpevole.
Vendere le cinture a Stoccarda è un lavoro rispettabilissimo, senza alcun riferimento al colore della pelle.
Rovesciare una bottiglietta addosso ad un rivale è un gesto ben peggiore, senza contare che se l’acqua fosse stata frizzante avrebbe potuto persino bruciare gli occhi del destinatario.
Meno male che ci siamo noi, noi che capiamo quando gli altri paesi  sbagliano e li bolliamo come una nazione razzista, noi che invece amiamo così tanto i mangiabanane ed i venditori di calzini. Ci stanno persino simpatici in alcuni momenti.
Li reputiamo persino nostri simili, li accogliamo senza controllargli il pedigree.
D’altronde siamo una meravigliosa nazione, popolata tra gli altri di cantastorie e cialtroni, pronti a raccontare una bella favoletta, impreziosita da castronerie e falsità pur di stupire, senza renderci conto che insultiamo la nostra stessa intelligenza.

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