Evasioni di campo. Il gelato è un'espressione d'amore

La primavera a Roma è qualcosa di meraviglioso. Luminosità perfetta, temperatura ideale, condizioni che ti convincono ad uscire di casa per fare due passi. Capita così che il gelato pomeridiano diventa un qualcosa di inevitabile, così come la fila da affrontare se decidi di affidarti alla gelateria più apprezzata del quartiere.

Tra una banconota e l'altra, monete tintinnanti e scontrini che si affacciano da una cassa provata quasi come la cassiera sorridente che la conduce, scorgi con gli occhi un bambino che condivide la panchina con chi di quei pomeriggi ne ha vissuti sicuramente molti di più.


E' una scena apparentemente banale, ma molto bella nella sua semplicità...







L'amorevole cura con cui una nonna attenta pulisce il viso del nipote, che nel frattempo ha usato il cono gelato per disegnare sul proprio volto un sorriso di cioccolato, fragola o panna.
Gusti colorati che si tramutano in colori gustosi, in un attimo.
Mi piace pensare che i bambini quando mangiano il gelato non si stanno realmente sporcando, stanno solo eseguendo un autoritratto, un'espressione di spensieratezza e felicità nel condividere quel momento con chi gli vuol bene.

È un messaggio in codice, prontamente recepito e ricambiato da quel fazzoletto di carta, che è solo un tramite tra due esistenze che difficilmente fanno a meno l'una dell'altra....

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