Un'intervista impossibile: Marco Polo

Un’intervista che sa di impresa: rubare 5 minuti a Marco Polo
E’ vero che il concetto di difficile quando si ha a che fare con qualcosa di impossibile può sembrare piuttosto ridicolo, ma se mi dovessero chiedere quale tra le interviste impossibili è stata più difficile realizzare, non avrei dubbi su cosa rispondere: quella con Marco Polo.
Concordare una data col veneziano è praticamente impossibile, sempre in viaggio, esploratore del mondo, navigatore dei mari. Il più classico esempio dell’uomo che soffre il mal di terra.

Marco Polo finalmente la intercettiamo, ma che fatica!
(Ride ndr) C’è voluto parecchio ma ce l’abbiamo fatta, d’altronde la mia vita è questa, sempre in viaggio.
Se non fosse stato per il Venezia calcio forse non ce l’avremmo fatta nemmeno stavolta…
E’ vero. La partita della promozione in B dopo molti anni non me la potevo assolutamente perdere. Alla fine nonostante sia un giramondo era piuttosto  prevedibile che mi avreste trovato allo Stadio Pierluigi Penzo nell’ultimo finesettimana.
Come concilia questa sua passione per il calcio con i suoi continui spostamenti?
E’ difficile. Sono un grandissimo tifoso del Venezia, ma non riesco praticamente mai ad essere vicino alla squadra. Cerco di informarmi sui risultati, ma trovandomi spesso dall’altra parte del mondo capita di essere aggiornato tardi ed in maniera piuttosto superficiale.
Qual’è stata la reazione alla promozione in B?
Sono estremamente felice, per troppi anni abbiamo militato in campionati non alla nostra altezza. Sia chiaro, io di navigare in cattive acque me ne intendo anche bene, ma il mio Venezia meritava categorie superiori.
Lei è stato il primissimo ad aver scoperto la Cina e dinnamorarsene. Lippi, Cannavaro, Ferrara e tanti altri l’hanno seguita a distanza di anni. La sorprende o si aspettava tutto ciò?
La Cina è una terra meravigliosa. L’Asia in generale mi ha subito affascinato però mi consenta una battuta: io ho percorso la via della Seta, forse loro la via del denaro.
Non ha mai pensato ad un ruolo lavorativo nel mondo del calcio?
Mai. Non mi piace restare a lungo nello stesso posto, ho bisogno di viaggiare, esplorare il mondo.
Di certo se avessi dovuto scegliere avrei fatto l’osservatore, l’unica occupazione “calcistica” adatta al mio carattere. Sicuramente ho una buona conoscenza di molti paesi, avrei potuto girare ed osservare molti talenti. Inoltre nel corso degli anni ho anche acquisito una buona capacità di trattare con la gente del posto, concludendo accordi economicamente vantaggiosi…
Perché no?! Ora che ci penso magari mi propongo a Tacopina (presidente del Venezia)…
Qual’è il giocatore che preferisce o ha preferito nel corso del tempo?
Il giocatore che più mi ha emozionato non sarà per voi una sorpresa. Estroso, talentoso, militava nel Venezia ed aveva un soprannome che mi ricordava quella che per me era la terra promessa.
Sto parlando ovviamente de “El chino” Recoba.

Andrea Simmi

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