Evasioni di campo. Laurea in solitaria




Si è chiuso un percorso, all'insegna di come era iniziato. 
Nel silenzio generale, una fuga in solitaria. 
Nessun annuncio eclatante, nessuna tensione pre esame che da mia diventasse delle persone che mi circondavano.


Potrei scrivere dei mille ostacoli affrontati e superati nel percorso, ma in realtà non ce ne sono stati. Se c'era un esame da sostenere studiavo e lo passavo, come fa la stragrande maggioranza delle persone. 
Sarebbe stolto cercare di creare una storia strappalacrime laddove non esiste.


Magari il finale anticipato e la decisione dell'ultimo minuto è stata un po' bizzarra, ma ho capito molte cose. Per esempio che la relatrice può trasformarsi in una relATTRICE con la stessa velocità con cui è necessario correre contro il tempo, ma anche contro il sarto. Ho capito anche che si può essere davvero sull'ORLO della disperazione, soprattutto se il pantalone non arriva in tempo per la cerimonia. 


Una discussione anticipata all'improvviso, una tesi esposta in un'aula magna vuota e desolante come l'Olimpico in un Roma-Crotone giocato in infrasettimanale, davanti a quattro persone NON paganti, le uniche riuscite ad arrivare nonostante il cambio di programmi dell'ultimo giorno. Loro potranno dire io c'ero, potranno raccontare di Alfredo Durante, un pirandelliano personaggio in cerca di autore, o forse di un dottore; potranno dire ai posteri del sacrificio a cui si è sottoposto il sonnecchiante professore appena arrivato dall'Australia, potranno dire di come ho ricevuto gli applausi di tutti, anche dei parenti ed amici degli altri laureandi (magari omettendo il dettaglio che forse la nuova procedura che prevede un unico applauso finale per la proclamazione congiunta di tutti mi ha un po' aiutato in questo…).

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