Ho Chi Min Road

Una meravigliosa baracca. Due colonne ben visibili sul ciglio della strada, le alte pochi metri più in là. Una porta in legno aperta, nonostante non ci sia nessuno dietro ad un bancone che si presenta scarno al di là di qualche succo e bottiglia d'acqua. 
E' la versione vietnamita dell'occidentalissimo autogrill, d'altronde anche la strada è piuttosto lontana da quella a tre corsie dove sfrecciare a più non posso. Qui il traffico non è rallentato da un camionista irascibile o distratto, ma da una mandria di bovini composti ed ordinati come una scolaresca, guidati sapientemente da un cinquantenne che a bordo del suo scooter malandato segue i suoi "alunni". 
Passando guarda e ci sorride, gli manca un dente. Forse anche più di uno, ma emana una gioia ed una vitalità che mi fanno apprezzare la sgangheratissima espressione.





 





<< Un acqua, latte ed un caffè nero. Grazie, o meglio, Namazthè>>.  
La signora sparisce qualche secondo, retro bottega ed apre la porta della sua dimora. Il dolce fatto in casa è una versione superata del caffè preparato tra le mura amiche. Al di là della discreta presenza di caffeina, non è certo il migliore del mondo, ma Simone ha ormai sviluppato questa masochistica propensione alla bevanda. 
E poi il contesto intorno rende tutto migliore. Domina il verde, gli animali, ci sono pochissime persone che tra l'altro non hanno paura di tenere aperte le porte delle loro case.
Regna il silenzio, siamo fuori da tutto, lontano da tutti. 
Irrintracciabili, in un punto che potrebbe essere qualunque del mondo, ma in un posto preciso del cuore.
Non c'è niente, ma abbiamo tutto ciò di cui c'è bisogno.

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