Travelling

Nove voli. Venti giorni. Un viaggio lungo, un percorso a tappe dislocato su due paesi distanti tra loro, appartenenti non solo a diversi continenti ma proprio a mondi opposti. Da un lato l'Australia, patria selvaggia di canguri e surfisti, terra dotata di quel fascino di tutto ciò che è proibitivo perché lontano, esotico e non facilmente accessibile. Dall'altro il Vietnam, che al di là dell'aspetto economico è un paese ricco da ogni punto di vista: naturalistico, morale e sociale.






"Non aver niente, ma esser disposti a darti tutto". 
Ospitali, socievoli e disponibili. I vietnamiti parlano una lingua comprensibilissima che non è fatta di parole, ma di gesti generosi e sguardi che dicono tutto: occhi sinceri, che sorridono ed emanano una luce comparabile a quella delle lanterne di Hoi An, città magica del centro del paese, in cui l'atmosfera fiabesca ti rapisce e ti trasporta nel mondo dell'immaginazione. Un posto disegnato con una tavolozza di colori fosforescenti che segnano il contorno di scenari surreali, gli stessi di Nihn Bihn e della Baia di Ha Long, dove la leggenda narra l'approdo del dragone per salvare gli abitanti del luogo, almeno secondo i racconti della ricca tradizione del paese asiatico.


 







Poveri, ma felici. Il quartiere vecchio di Ha Noi rappresenta al meglio come la condizione economica non indichi necessariamente malessere o tristezza. La dignità e la semplicità con cui questo popolo vive in povertà riesce a renderla perfino affascinante. Non c'è il salotto, non ci si siede attorno ad una tv, lo spettacolo è nei vicoli; ecco dunque che ci si “accomoda” sul ciglio a vedere cosa e chi passa per strada. La colonna sonora è l'inevitabile ed interminabile suono dei clacson, utilizzati con una frequenza che per gli occidentali sarebbe estenuante; totalmente abitudinaria invece per i locali, che strombazzano sempre per le vie, per indicare la presenza del proprio veicolo. Ci si sorpassa, ci si sfiora, si passa col verde, ma anche col rosso, se non c'è spazio per superare lo si trova sull'altra corsia, dove sicuramente la vettura che accorre nel senso opposto troverà il modo di lasciare una parte di strada provvidenziale, non tanto per il sorpasso, quanto per la stessa incolumità delle persone. I vietnamiti non guidano, si schivano. E' una concezione del tutto diversa da quella a cui siamo abituati dove il sole sorge più tardi….







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