Scrivere bello. L'arte dello Shodo

Sfere impazzite di un flipper che rimbalzano da un lato all’altro delle città. Agglomerati urbani che si espandono, tempi che si stringono, elastico di vita che ha portato al centro del nuovo vocabolario dell’essere umano la voce “ottimizzare”. 
Pasti veloci, pasti in strada, operazioni postali o bancarie da pc, messaggistica istantanea, un progresso che ha spinto la comunicazione scritta verso l’uso esclusivo dei due pollici poggiati su un touchscreen. Un processo apparentemente irreversibile sebbene graduale.
D’altronde, Times New Roman wasn’t built in a day.
In un mondo che corre però, c’è ancora chi sceglie di percorrere una via diversa, quella cura della grafia che può sembrare anacronistica, ma che è espressione d’arte e spiritualità. Un percorso alternativo, letteralmente la strada (do) della scrittura (Sho), Shodo, antica pratica giapponese della calligrafia. 


In questa ricerca ricerca di comprensione della vita attraverso la pratica della buona scrittura, la ricchezza estetica di un’ emozione visiva prima che semantica non è il fine, ma un mezzo.
Fude, sumi, suzuri e kami. Essi vengono generalmente definiti i “quattro tesori” del calligrafo perché il loro impiego è indispensabile. 
Si scrive da destra a sinistra ed in verticale, in maniera fluida e con un pennello (fude) che è l’estensione del braccio e, per certi versi, dell’anima dell’artista. Viene scelto con cura e trattato con amore, al punto di seppellirlo in un santuario una volta fatto il suo tempo.
Sumi, suzuri, acqua e polvere d’inchiostro, una mistica danza simbolica di vita e morte che si abbracciano, si uniscono in un processo che nella filosofia orientale coinvolge i fondamentali principi dell’essere, preparando quel nero da mettere sul bianco del kami, la speciale “carta” su cui si adagiano i meravigliosi ideogrammi nipponici.
Quattro elementi che convivono in armonia, nel silenzio, nella concentrazione e nel tempo dedicato alla ricerca di se stessi, in un terapeutico e affascinante tentativo di spezzare la routine  quotidiana, abbracciando il passato e isolandosi dal mondo che corre, non per rimanere fermi, semplicemente per percorrere una strada diversa, lo Shodo.

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